Vicinia di Corna ( 1576 - )

Tipologia: Ente

Tipologia ente: Ente di assistenza e beneficenza

Altre denominazioni: Cappellania Bornina-Negroni [(Così definita nei documenti del sec. XIX)]

Condizione: privato

Sede: Corna di Darfo Boario Terme (BS)

Abstract

La Vicinia di Corna era inzialmente l’assemblea di autogoverno dei capifamiglia delle famiglie originarie della frazione, documentata almeno dalla fine del Cinquecento. Dopo la caduta della Repubblica di Venezia si trasformò in un consorzio di privati, il suo patrimonio si ridusse ai beni di un legato per il mantenimento di un cappellano e prese il nome di Cappellania Bornina-Negroni. Nel 1867 la cappellania fu soppressa, ma gli abitanti della frazione riuscirono a mantenere il possesso dei beni, ricostituendo legalmente la Vicinia di Corna. Nella seconda metà del Novecento le atività della vicinia diminuirono gradualmente. La assemblea della Vicinia di Corna tornò a riunirsi a partire dal 2005, impegnandosi per la costruzione del nuovo asilo della frazione e ricominciando a gestire i beni superstiti in autonomia.

Profilo storico / Biografia

La Vicinia di Corna è, in origine, l’assemblea dei capi famiglia della frazione di Corna, le cui riunioni sono documentate almeno dal secolo XVIII (1). Come si vedrà più oltre, abbiamo testimonianza dell’esistenza di sindaci della vicinia nel primo Settecento, che agiscono quali esecutori delle disposizioni del corpo assembleare (2).
Sull’esempio di altre assemblee di questo tipo, è possibile che anche la Vicinia di Corna si strutturasse come organo di autogoverno della comunità, provvedendo alla nomina degli amministratori dei beni comuni, alla manutenzione delle infrastrutture pubbliche (strade, ponti, acquedotti), alla regolazione dell’utilizzo di questi beni, alla raccolta delle imposte e ad altre funzioni di questo tipo; tuttavia, negli atti superstiti troviamo solamente testimonianze riguardanti l’amministrazione dei beni legati al sostentamento del clero locale.
Don Andrea Bornina di Malegno, rettore di Corna, con testamento del 3 gennaio 1708, accresciuto con un codicillo del 13 gennaio 1712, istituisce una cappellania semplice presso la chiesa parrocchiale di Corna, disponendo che sia amministrata dai vicini della frazione tramite le rendite di alcuni loro beni che sottopone a legato. Il lascito comprende appezzamenti di terreno in loc. Raffa (in comproprietà con i vicini di Montecchio) e Carassoni di Darfo, in loc. Pattoni, Del Giscander, Trepoli e Delli Rocchi di Gianico, un castagneto in località delle Moie a Darfo ed alcuni capitali di rendita (3).
In seguito alla deliberazione (“parte”, nel lessico settecentesco) del 29 maggio 1718, i sindaci della Vicinia di Corna dispongono che ai proventi della cappellania sia unita la rendita di un secondo legato, disposto con testamento del 28 agosto 1701 da Giovanni Pasino Negroni, che lascia l’usufrutto di un brolo attiguo alla sua abitazione, a Corna, vincolandolo alla celebrazione di una messa settimanale nella chiesa di Corna: l’edificio era stato venduto ai vicini, insieme ai relativi obblighi, dall’erede del testatore (4).
Come ci è testimoniato dalle carte, nei decenni successivi la Vicinia di Corna provvede all’elezione dei cappellani e nomina dei sindaci per l’amministrazione del patrimonio del beneficio, attraverso investiture di livello e costituzione di censi (5).
Non sono pervenuti documenti inerenti all’attività dell’ente nel periodo tra la fine della dominazione veneta ed i primi anni della Restaurazione. Un atto più tardo, prodotto nel 1869 dall’allora beneficiario della cappellania, Giovanni Maria Danfi, afferma che l’assemblea aveva continuato a riunirsi per l’elezione dei nuovi cappellani (6).
La rivoluzione, portata dalle armate francesi, tocca anche l’assetto istituzionale dei comuni rurali della Valle Camonica, abrogando le vicinie come organi dell’ente pubblico e trasformandole in consorzi di privati, che amministrano un patrimonio indiviso (7). Da questo momento in poi, la vicenda della Vicinia di Corna si identifica nelle carte con quella della Cappellania Bornina-Negroni.
La Fabbriceria parrocchiale di Corna, almeno a partire dal 1818, amministra il patrimonio del beneficio; inoltre, elegge nel 1835 il nuovo cappellano pro tempore, don Martino Orlandi di Borno cedendogli la rendita dei legati. Contro questo sacerdote sarà in seguito promossa una causa, per il mancato adempimento degli obblighi a lui spettanti secondo il lascito testamentario: la richiesta della Fabbriceria parrocchiale di Corna di restituzione dei beni della cappellania avrà tuttavia esito negativo (8) ed i beni verranno incamerati dal Subeconomato ai benefici vacanti di Darfo, alla morte del cappellano.
In seguito a questo episodio, torna a riunirsi l’assemblea dei vicini, denominata “Comizi dei capifamiglia della frazione di Corna” per la nomina di un nuovo beneficiario (9) a cui il Subeconomato ai benefici vacanti riassegnerà la sostanza della cappellania.
L’emanazione delle cosiddette “leggi eversive” da parte dello Stato unitario minaccia la sopravvivenza dell’ente.
In esecuzione della legge 15 agosto 1867, n. 3438, la Cappellania Bornina-Negroni viene dichiarata soppressa. I vicini di Corna, rappresentati dal cappellano Giovanni Maria Danfi, tramite il Comune di Darfo fanno ricorso come patroni dei beni, ai sensi dell’art. 5 della legge. Il 28 giugno 1868 il comune rivendica di fronte alla Regia direzione compartimentale del demanio e tassa in Brescia il patrimonio della Cappellania Bornina-Negroni, in quanto legale rappresentante degli interessi dei vicini. Non si trovano tracce, nel fondo documentario, riguardanti la risposta a questo primo ricorso. L’anno successivo, l’11 settembre, la stessa istanza viene presentata all’Ufficio del registro e delle ipoteche di Breno. Nel febbraio del 1870 la vicinia è riconosciuta come cappellania laicale, ed il Comune di Darfo, quale rappresentante dei vicini, viene obbligato al pagamento di una tassa pari al 30% del valore del patrimonio dell’ente (L 1208,90) per poter rivendicare il possesso delle proprietà. Nel frattempo, in data 13 agosto 1869, il sindaco ha proceduto, presso l’Ufficio del registro e delle ipoteche di Breno, allo svincolo dei beni della Cappellania Bornina-Negroni (10): da questo punto in avanti l’ente si ricostituisce con il nome di “Vicinia di Corna”, che ricompare anche nei documenti ufficiali.
Gli abitanti di Corna fanno istanza a questo punto all’amministrazione comunale di Darfo di assegnare il patrimonio della vicinia in godimento alla frazione, perché sia amministrato dall’assemblea dei capifamiglia: la deliberazione con cui il consiglio comunale asseconda questa richiesta viene inizialmente annullata dalla Prefettura di Brescia nel 1872 (11). La richiesta viene reiterata nel 1880 alla morte del cappellano, e in questo caso viene approvata (12).
Sebbene non sia pervenuta una copia dello statuto dell’ente (è ipotizzabile che in questo periodo non esistesse uno statuto formale), possiamo dedurre dai documenti custoditi nell’archivio il suo funzionamento: l’assemblea dei vicini era convocata per la nomina degli amministratori e per discutere di argomenti di particolare importanza (13). Gli amministratori, a loro volta, si occupavano della gestione dei beni dell’ente, mettendo in affitto i fondi agricoli e gli edifici, procedendo all’acquisto di nuove aree o alla vendita, rilasciando prestiti, portando avanti eventuali dispute legali (14). I bilanci dell’ente erano sottoposti all’approvazione del Consiglio Comunale di Darfo (15).
A causa della scarsità di documenti presenti nel fondo per gli anni successivi al 1916, la storia dell’ente risulta per questo periodo di difficile ricostruzione. Le carte superstiti testimoniano la prosecuzione delle attività di affitto e vendita di fondi e la manutenzione della casa parrocchiale nella seconda metà del Novecento (16). Priva di data, ma risalente probabilmente a quest’epoca, è inoltre una bozza di statuto per la Vicinia di Corna (17).
I documenti non testimoniano più nuove riunioni dell’assemblea e l’amministrazione dei beni viciniali sembra confondersi sempre più con quella dei beni parrocchiali.
Alla fondazione dell’Istituto per il sostentamento del clero della diocesi di Brescia, il Vescovo di Brescia, attraverso il decreto (26 maggio 1986) dispone la soppressione di una serie di enti destinati al mantenimento di sacerdoti, e l’incameramento dei beni all’interno del nuovo istituto. Tra di essi si trova inizialmente anche la Vicinia di Corna. Il decreto è riconosciuto dal Ministero dell’Interno (29 luglio 1986), ma in seguito all’opposizione di alcuni degli enti soppressi, diciannove di essi, tra cui anche la Vicinia di Corna, sono espunti dall’elenco (18).
Nel primo decennio del nuovo millennio, l’assemblea dei vicini di Corna è tornata a riunirsi, ricostituendo ufficialmente l’ente: lo statuto della Vicinia di Corna, redatto dal notaio Giorgio Cemmi, è stato approvato dall’assemblea di fondazione della vicinia il 21 maggio 2005.

Note
(1) Possiamo soltanto ipotizzare che anche il “Consul de Corna” che compare in un atto del 1576 (b. 1, fasc. 1) sia stato eletto da questa assemblea. La prima testimonianza di una riunione dei vicini di Corna è del 1712 (b. 1, fasc. 33). La più sintetica definizione di vicinia a me nota è data da Raffaglio, che scrive: “in fondo tutte le vicinie sono ed erano la stessa cosa: consorzi di famiglie originarie del luogo che in tempo antichissimo si riunirono a scopo di comune aiuto, di mutua assistenza e difesa e rinnovarono quegli esempi di comunismo che in epoca anteriore era l’ordinamento prevalente” (Raffaglio 1992, p. 387). Sulla vicinia come assemblea dei capifamiglia nei comuni della Valle Camonica medievale e della prima età moderna, si vedano ad esempio: Trebeschi 1968; Della Misericordia 2009; Maculotti 2009 e le bibliografie citate da questi autori.
(2) Lo Statuto del Comune di Vione (del sec. XVIII; testo integrale in Trebeschi 1968) o quello del Comune di Ponte di Legno (secc. XVI-XVIII; in appendice a Maculotti 2009) costituiscono esempi delle funzioni della vicinia. Per il documento riguardante i sindaci si veda b. 1, fasc. 21.
(3) Si veda b. 1, fascc. 11-12. Il testamento specifica anche gli obblighi cui sono tenuti i legatari: il mantenimento di un cappellano che deve essere di adeguata disciplina e caratteristiche morali, l’acquisto di paramenti e cera (mentre i cappellani dovranno procurarsi il vino e le ostie), la preferenza, nella scelta, per i discendenti del testatore. Precisa inoltre che i vicini sono amministratori del lascito e che potranno imporre ai cappellani altri obblighi oltre a quelli contenuti nel legato, come per esempio quello di fare scuola.
(4) B. 1, fasc. 20. L’aggregazione divenne definitiva in seguito ad una convenzione tra i vicini ed il cappellano pro tempore del 1749 (b. 1, fasc. 33). Un estratto del testamento di Pasino Negroni si trova in b. 2, fasc. 74.
(5) Si veda il già citato documento in b. 1, fasc. 21, che è una convenzione tra i Sindaci della Cappellania Bornina ed il cappellano pro tempore, stipulata in seguito ad una deliberazione (“parte”) viciniale. Per quanto riguarda l’amministrazione del patrimonio, si vedanono i seguenti fascicoli: b. 1, fascc. 48, 55-57 (investiture di livello); b. 1, fascc. 31, 34 e 38 (costituzioni di censo).
(6) Il documento è un brevetto rogato dal notaio Pietro Breda il 9 ottobre 1869, che attesta le attività della Vicinia di Corna. In esso i testimoni affermano che “nell’anno 1809 la Vicinia di questa frazione di Corna, costituitasi in legale assemblea quale legittima rappresentante della Cappellania Bornina-Negri-Negroni di detta terra procedeva ad eleggere qual cappellano, immettendolo nel possesso e godimento di detto beneficio il reverendo signor don Giovanni Passeri di Monno” e che “per voto della vicinia stessa nell’anno 1815”, venne eletto il suo successore. Non abbiamo invece traccia di riunioni dell’assemblea dei vicini per l’elezione di don Martino Orlandi.
(7) Sulle trasformazioni avvenute nella struttura politica ed amministrativa della Valle Camonica in seguito al crollo della Repubblica di Venezia, si veda Bonomelli 2013.
(8) B. 2, fasc. 62. Per la prima testimonianza dell’azione della Fabbriceria parrocchiale di Corna come amministratrice dei beni del beneficio Bornina-Negroni si veda b. 2, fasc. 59.
(9) B. 2, fasc. 65. Sono testimoniate due riunioni, nel 1841 e nel 1843.
(10) La vicenda può essere ricostruita attraverso la documentazione istruttoria della causa ed il carteggio tra il Comune di Darfo, la Fabbriceria parrocchiale, il cappellano di Corna e gli organi dell’amministrazione statale contenuti in b. 2, fasc. 74. Pochi anni dopo, il Ministero delle Finanze, con dispaccio 16 marzo 1872 n. 6607-15257 dichiara esente da soppressione la Cappellania Bornina di Capo di Lago di Angolo (attuale Angolo Terme, Bs), amministrata dalla Vicinia locale. La richiesta di annullamento delle soppressioni delle cappellanie delle due frazioni e di reintegro delle Vicinie nel possesso dei beni, fatta nel settembre del 1873 dal Comune di Darfo in rappresentanza dei vicini di Corna e di quelli di Bessimo, ha però esito negativo (b. 2, fasc. 78).
(11) B. 2, fasc. 76. In effetti i beni della Vicinia di Corna vengono amministrati dall’amministrazione comunale di Darfo, come ad esempio quando due fratelli Rizzi richiedono al Comune la vendita di un terreno di proprietà della vicinia in località filatoio, per l’impianto di uno stabilimento di macinazione di grani (b. 2, fasc. 81).
(12) B. 2, fasc. 83.
(13) Come ad esempio nel 1901, quando i vicini autorizzano gli amministratori alla vendita del brolo che costituiva il lascito di Pasino Negroni (b. 3, fasc. 93). Anche in occasione dell’esecuzione di lavori alla casa parrocchiale, l’assemblea dei vicini dà in precedenza il suo parere favorevole (b. 3, fasc. 99).
(14) Rispettivamente i seguenti fascicoli: b. 3, fasc. 89, b. 3, fasc. 95, b. 3, fasc. 93, b. 3, fasc. 90, b. 3, fasc. 96.
(15) B. 3, fasc. 86.
(16) Rispettivamente, b. 3, fasc. 106, b. 3, fasc. 107, b. 3, fasc. 104.
(17) B. 3, fasc. 105. Il documento è un dattiloscritto che porta alcune note in biro. Non risulta che sia mai stato approvato.
(18) Per la ricostruzione della intera vicenda, si veda la Gazzetta Ufficiale, n. 216 del 17-09-1986 (S.O. n. 84) e n. 223 del 22 settembre 1988, consultabile sul portale www.gazzettaufficiale.it (url consultato il 13-02-2015).

Complessi archivistici

Fonti

  • Maculotti 2009 = Giancarlo Maculotti, Il potere ai capi famiglia. Uno per fuoco., Comune di Ponte di Legno - Comune di Temù, 2009
  • Della Misericordia 2009 = Massimo Della Misericordia, I nodi della rete. Paesaggio, società e istituzioni a Dalegno e in Valcamonica nel tardo medioevo., Comune di Ponte di Legno - Comune di Temù, 2009
  • Trebeschi 1968 = Cesare Trebeschi, Statuto del Comune di Vione, 1787, 1968
  • Raffaglio 1992 = Giovanni Raffaglio, Della natura delle vicinie
  • Comunioni 1992 = Comunioni familiari montane. Atti del seminario di studio per una proprietà collettiva moderna., 1992

Compilatori

  • Schedatura: Ivan Faiferri (archivista) - Data intervento: 13 febbraio 2015