Società di mutuo soccorso tra gli operai del mandamento di Edolo ( 1875 - 1935 )
Tipologia: Ente
Tipologia ente: Ente di assistenza e beneficenza
Altre denominazioni:
- Società liberale di mutuo soccorso tra gli operai del mandamento di Edolo [Denominazione tra il 1908 e il 1929]
- Società operaia di mutuo soccorso G. Garibaldi del Mandamento di Edolo [Denominazione tra il 1929 e il 1935]
Condizione: privato
Sede: Edolo (BS)
Profilo storico / Biografia
L’iniziativa di fondazione di una società operaia di mutuo soccorso nel mandamento di Edolo è presa al principio del 1875. Non sappiamo quante persone fossero coinvolte nel comitato promotore, né chi fossero. Dai documenti si evince che a guidare il comitato fosse Emanuele Tosana (1). Risulta anche evidente il coinvolgimento del Comune di Edolo, cui si rivolgono i sindaci dei comuni vicini per comunicare l’esito della sottoscrizione aperta il 1 marzo di quell’anno, per la fondazione dell’ente, con una raccolta firme presso tutti i municipi del mandamento.
Aderiscono 107 «operai» (2), che si riuniscono a Edolo l’11 aprile 1875. Dall’elenco intitolato «Sottoscrizione dei soci che concorrono alla fondazione» apprendiamo che il più giovane è il calzolaio Angelo Febbrari, di 16 anni, il più anziano è il «possidente» Giuseppe Ravizza, di 74 anni. L’assemblea, per acclamazione, giudica sufficienti le sottoscrizioni raccolte e dà il suo voto affermativo alla costituzione della società. Elegge poi la direzione provvisoria, composta dai soci Emanuele Tosana, Luigi Calvi, Pietro e Giovanni Folonari e Giuseppe Ravizza.
Lo statuto, elaborato da una commissione eletta allo scopo (3), è approvato nel corso dello stesso anno dall’assemblea generale. In base a questo documento (di cui purtroppo nel fondo si conserva solo una minuta, non comprensiva delle modifiche apportate dalla commissione citata sopra), la società si propone di «promuovere la moralità, l’istruzione, ed il benessere dei soci, di dare sussidi in danaro a quelli che per malattia o vecchiaia siano impotenti al lavoro e di adoprarsi a seconda dei propri mezzi a procurare lavoro a quelli che ne fossero privi» (art. 3).
Le entrate societarie, previste dallo statuto, sono i contributi di ammissione e mensili dei soci, le soprattasse ed ammende, le elargizioni (art. 4).
La società è composta da soci effettivi («che traggono dal lavoro i loro mezzi di sussistenza, sia coll’arte, professione, commercio, agricoltura, etc.», art. 8) e di soci benefattori («che gratuitamente si sottopongono a prestazione di denaro oppure concorrono con opere…», art. 9).
Per essere ammessi quali soci effettivi è necessario possedere alcuni requisiti (art. 11):
- essere cittadini del Mandamento di Edolo;
- avere un’età compresa tra 15 e 50 anni;
- essere abili al lavoro;
- non essere «sotto imputazione di colpe infamanti».
Per i soci benefattori è necessario solo l’ultimo di questi requisiti.
Tra i doveri dei soci vi sono quelli di «mandare i propri figli alle scuole elementari» e di «frequentare [essi stessi] le scuole serali, in caso siano illetterati» (art. 24), oltre che di avere una copia dello statuto sociale, di cui dovrà fare «frequenti letture» e da utilizzare come «scontrino» per prendere parola alle assemblee (art. 26).
La qualifica di socio dà diritto a due tipi di sussidi:
- un sussidio di malattia, percepito per ogni infermità tale da rendere «impotente al lavoro» il socio, e percepibile per al massimo tre mesi; viene erogato dopo un anno dall’ammissione nella società (art. 34). Lo statuto dedica alle modalità di erogazione gli articoli successivi, fino al 45;
- un sussidio per «i soci impotenti al lavoro per vecchiaia», erogato a chi faccia parte della società da almeno dieci anni (art. 46). Lo statuto del 1875 non prevede una misura fissa per questo strumento: sarà il consiglio decurionale a stabilirne l’importo «a norma dello stato finanziario della stessa società».
Gli organi sociali sono tre (art. 47):
- l’assemblea generale, composta dai soci «che hanno diritto di voto» ed abbiano compiuto 20 anni. Il numero legale per le assemblee è pari ad un quarto dei soci (art. 48). Si riunisce ordinariamente due volte all’anno, a marzo e dicembre, ma può essere convocata in via straordinaria dal consiglio decurionale o dalla direzione (art. 50). I suoi compiti principali sono le deliberazioni relative alle modifiche statutarie, l’approvazione degli atti contabili, la nomina del presidente della società e della direzione, l’esame dei reclami presentati dai soci, le deliberazioni relative alle proposte presentate dalla direzione e dal consiglio decurionale (art. 52);
- il consiglio decurionale, composto dai decurioni, ovvero rappresentanti di gruppi che vanno dai cinque ai dieci soci (artt. 57-58), eletti dalla propria decuria per due anni; ciascun decurione rappresenta la direzione nella sua decuria, e si occupa di vari compiti, come per esempio l’erogazione dei sussidi o la raccolta delle tasse sociali (art. 61). Il consiglio si riunisce ordinariamente nei mesi di gennaio, aprile, giugno e settembre; tra le sue funzioni vi sono: la determinazione dei sussidi di anzianità, l’accettazione dei lasciti e delle donazioni, le decisioni relative all’utilizzo dei fondi «eccedenti i bisogni ordinari», la nomina degli impiegati (tra cui cassiere, segretario e revisori dei conti), l’esame dei conti prima dell’approvazione da parte dell’assemblea, le decisioni relative alla riammissione e all’espulsione di soci, l’evasione dei reclami e delle proposte (art. 63).
- la direzione, composta da presidente, vice presidente e sei aggiunti, in carica per un anno e rieliggibili (art. 67), incaricata dell’ammissione dei soci, dell’ordinaria amministrazione del patrimonio e delle entrate, «di mettere in pratica le decisioni del consiglio e dell’assemblea», di rappresentare la società e, tramite il presidente, di presiedere l’assemblea e di vigilare sull’adempimento dei doveri sociali da parte dei soci (art. 68).
Tra gli impiegati, il segretario «assiste a tutte le adunanze tanto della direzione che del consiglio e dell’assemblea e ne redige i verbali; tiene la corrispondenza e ne controfirma gli atti; tiene il protocollo e l’archivio, nonché i bollettari in madre e figlia» (art. 69).
L’articolo 79 prevede che, «quando il suo stato lo permetterà», la società adotti una «propria bandiera», che sia portata in pubblico «quando la società intervenga a qualche solennità pubblica ed i soci riuniti non fossero meno di trenta».
All’interno della società opera anche un «Comitato di conciliazione e di lavoro», composto da quattro membri scelti dall’assemblea e dal presidente della società (art. 82), con due compiti principali: la conciliazione delle liti sorte tra i soci, prima del ricorso ad un tribunale ordinario e l’aiuto per trovare un nuovo impiego ai soci disoccupati (artt. 83-84).
Lo scioglimento della società viene deliberato dall’assemblea generale, con un quorum di riunione di quattro quinti degli iscritti e un quorum di deliberazione di quattro quinti dei presenti (art. 80).
La documentazione relativa ai primi anni di attività dell’ente è più frammentaria. Sappiamo tuttavia che fin da subito la società cerca di perseguire finalità ulteriori oltre a quelle di distribuzione dei sussidi normate dallo statuto.
Risale al 1876 la donazione di 30 volumi da parte del maestro Antonio Gasparini per la costituzione di una «Biblioteca circolante» della società (b. 6, fasc. 6). In quell’anno si insedia una commissione sulla biblioteca circolante a cui la direzione delega i compiti di avviare l’attività, raccogliendo i volumi offerti all’ente, stilando un inventario e di «formulare un’istruzione che debba regolare tutte le operazioni della biblioteca». Non si hanno tuttavia altre notizie a questo proposito, e nei bilanci degli anni successivi (conservati a partire dal 1881 in b. 15, fasc. 15) non sono elencati libri all’interno del patrimonio sociale.
Nel 1886 l’assemblea generale delibera di istituire un fondo per le pensioni di anzianità e di malattia cronica («Fondo vecchi e cronici»), impiegando in questo strumento £. 10.000 del patrimonio sociale, a cui ogni anno si vada ad aggiungere la metà dell’avanzo del bilancio di esercizio. Dà inoltre facoltà alla presidenza di disporre per le pensioni della sola rendita di questo fondo, senza intaccare il patrimonio generale. La pensione, nella misura di £. 0,25 al giorno, è erogata a tutti i soci che abbiano compiuto i 70 anni di età o che abbiano una malattia cronica «provata mediante certificato del medico condotto» (4).
Nel 1887 la società ottiene il riconoscimento della personalità giuridica con decreto 9 aprile 1887 del Tribunale di Breno (5). Per la pratica, viene promossa anche una riforma dello statuto: il nuovo testo è approvato nel 1886 ma non è stata rinvenuta nel fondo alcuna traccia di questo documento.
La società nel frattempo continua la sua attività che si concentra nella distribuzione di sussidi per malattia, infermità e pensioni di anzianità.
Dal bilancio consuntivo del 1886 apprendiamo che i soci, al 31 dicembre, sono 129. Sono state pagate 750 giornate di sussidi per malattia a 23 soci, per un totale di £. 727. Il fondo «Cronici e vecchi», istituito quell’anno, ha pagato 945 giornate di sussidi a 11 soci, per un totale di £. 573.
La società nel frattempo ha attivato un proprio corpo bandistico, che è coinvolto in un piccolo incidente (6) nel 1890: in seguito all’abbandono del banchetto sociale da parte della fanfara, tutti gli strumenti vengono requisiti e saranno restituiti solo dietro impegno formale della banda a non abbandonare più lo stendardo sociale (b. 5, fasc. 5).
Nel 1896 si dimette dalla carica di presidente Emanuele Tosana, che ha guidato la società ininterrottamente dalla fondazione al 1892 e successivamente nell’anno 1895-1896 (7).
Gli succede l’ingegnere Emanuele Pedercini, un personaggio impegnato sia professionalmente che a livello politico e sociale in alta Valle Camonica nel primo novecento (8). Lo troviamo presidente della Congregazione di Carità di Edolo all’inizio del Novecento e coinvolto nella progettazione e costruzione di numerosi edifici pubblici. Sotto la sua guida la società sembra acquisire una più definita direzione politica, tanto che nel 1908 la direzione approva una «Proposta di mettere sul nastro della bandiera sociale la nuova dicitura “Società operaia liberale di mutuo soccorso del mandamento di Edolo”». La proposta della direzione viene ratificata dall’assemblea generale del 20 settembre 1908 con 71 voti favorevoli, un contrario e 6 astenuti (b. 1, fasc. 1).
Anche al termine della sua esperienza di presidente nel 1920, Pedercini, in una lettera rivolta all’assemblea generale, rivendicherà la sua scelta politica, affermando di «aver avuto cura di diminuire, per quanto possibile, il numero dei soci sospetti di clericalismo e contemporaneamente di non ammettere dei nuovi soci che fossero sospetti di appartenere a quel partito, “unico nemico” della patria e del progresso» (b. 6, fasc. 6).
Sotto il nuovo presidente viene condotta anche una riforma dello statuto, iniziata nel dicembre 1902 e poi ripresa nel 1904.
Sono modificati gli articoli relativi ai sussidi per l’educazione o l’acquisto di attrezzi o soccorsi alle famiglie dei soci derivanti da entrate straordinarie (art. 59 nella numerazione dello statuto del 1886) e quelli sullo scioglimento della società e all’obbligo del municipio di Edolo di consegnare «la bandiera e tutti gli effetti e valori a lui affidati» ad un eventuale nuova società operaia che si formasse dopo lo scioglimento della Società di Mutuo Soccorso tra gli Operai del Mandamento di Edolo (artt. 112-113). Vengono poi introdotti i nuovi articoli 45-59 che formalizzano l’istituzione del fondo pensioni per i vecchi e cronici del sodalizio e ne regolano l’amministrazione.
Lo statuto riformato viene approvato dall’assemblea generale nelle sedute del 25 novembre e 26 dicembre 1904 e la sua trascrizione e affissione ai sensi dell’art. 91 del Codice di Commercio è autorizzata dal Tribunale civile di Breno il 29 dicembre 1904.
Nei primi anni del ‘900 la società avvia alcune nuove iniziative per sostenere i soci nei campi dell’istruzione e della ricerca di lavoro all’estero.
Nel 1903 l’assemblea generale approva un «sussidio per i figli dei soci che frequentano il corso elementare superiore», nella misura di £. 15 per gli alunni frequentanti la 4^ elementare e di £. 20 per gli alunni di 5^. Il fondo sussidia anche i figli dei soci che frequentino una scuola superiore in qualsiasi comune del mandamento (b. 5, fasc. 5). Viene istituito così un fondo «Tasse scolastiche» che, nel bilancio consuntivo 1903 ammonta a £. 5000. Il fondo avrà vita breve, venendo abrogato nel 1906 e il sussidio sarà distribuito all’interno del bilancio generale. Le preoccupazioni di una parte dei soci sono espresse in una lettera del dottor Petronio Calvi, quale membro del collegio dei sindaci, allegata al bilancio del 1905 (b. 17, fasc. 17): si paventa che il contributo si riduca ad un «favoritismo» e che distolga le forze economiche della società dall’erogazione delle pensioni di anzianità. Dal momento che, nel 1904, l’obbligo scolastico viene esteso al dodicesimo anno di età (c.d. Legge Orlando), nel 1908 un gruppo di soci fa istanza alla società affinché la distribuzione del sussidio scolastico venga cessata (b. 6, fasc. 6, sottofascicolo Corrispondenza 1908) e nella corrispondenza degli anni successivi scompaiono le richieste per questo tipo di contributo finanziario.
Nel 1907, nel frattempo, l’assemblea discute la proposta di istituire un ufficio emigrazione per quei soci che si rechino all’estero in cerca di lavoro (b. 6, fasc. 6, sottofascicolo Corrispondenza 1907).
Nel 1910 la società ha un carteggio con la Società Umanitaria. Sezione di Brescia relativo all’iscrizione dei soci alla Cassa nazionale di previdenza. L’assemblea generale del gennaio dello stesso anno, presieduta dall’aggiunto Adolfo Federici, aveva approvato l’iscrizione, ma la deliberazione era stata impugnata per irregolarità formali da alcuni soci ed era stata respinta. Traccia di questo scontro rimane nei documenti del faldone relativo ai verbali dell’assemblea (b. 8, fasc. 8).
In questi anni l’ente si ingrandisce, toccando la quota di 200 soci nel 1907, come si evince dal bilancio consuntivo di quell’anno.
Gli anni successivi sembrano portare alcune difficoltà alla società, che chiude in disavanzo il bilancio 1914, e che nel 1918 vede il suo corpo sociale ridotto a 154 membri (b. 19, fasc. 19).
Il triennio 1920-1922 è un periodo di particolare fermento. Nel gennaio 1920 infatti il presidente Emanuele Pedercini si dimette e, riconoscendo il mutamento in corso, nella citata lettera all’assemblea scrive: «Ora che un risveglio si fa sentire, che un considerevole numero di giovani si sono inscritti nuovi soci, sembrami di ritornar giovane e saluto con vero entusiasmo la società operaia rinvigorita, rinsanguata, rinnovata e che non mancherà di produrre i suoi benefici effetti economici-sociali» (b. 6, fasc. 6).
La guida del sodalizio viene presa da Alfredo Federici: in quello stesso mese la nuova direzione nomina un comitato di propaganda «per l’incremento e sviluppo del risorgente nostro sodalizio» (b. 6, fasc. 6). Viene poi promossa una raccolta fondi per la ricostituzione del corpo musicale della società: il «comitato pro musica» si riunisce il 23 gennaio per approvarne lo statuto (b. 14, fasc. 14).
Il 18 gennaio intanto il Comune di Edolo ha accordato alla società una sala al terzo piano dell’edificio scolastico come sede sociale (b. 6, fasc. 6).
La nuova direzione sembra prendere un indirizzo politico diverso rispetto a quello liberale incarnato dalla presidenza di Pedercini.
Nell’agosto del 1920 società scrive al Ministro dei Lavori Pubblici per manifestare il suo sostegno allo sciopero dei ferrovieri della linea Brescia-Iseo-Edolo e organizza un comizio a Edolo per mostrare la solidarietà alla protesta (b. 6, fasc. 6).
L’ulteriore allontanamento dalla linea politica precedente è testimoniato da Pacifico Pedercini, vice presidente della società, in una lettera inviata ad un altro membro della direzione per annunciare le sue dimissioni dalla carica (b. 6, fasc. 6).
Alle elezioni amministrative dell’ottobre-novembre 1920, la corrente liberale della società avrebbe proposto, per il mandamento di Edolo, la presentazione di liste che comprendessero esponenti liberali e socialisti, patrocinate dal sodalizio operaio. Il presidente Adolfo Federici, al contrario, si sarebbe svincolato dal progetto, appoggiando le liste provinciali socialiste, favorendo secondo Pedercini la vittoria dei cattolici.
Al principio del 1921 viene proposta poi una nuova riforma dello statuto: il nuovo testo è approvato il 9 gennaio 1921 dall’assemblea generale con 113 voti a favore e un contrario. Viene trasmesso al Tribunale Civile e Penale di Breno il 10 febbraio dell’anno successivo. Nella «Nota per trascrizione» inviata alla cancelleria del tribunale (b. 1, fasc. 1), le modifiche sono elencate come segue:
«Elevato a £. 2.00 il contributo mensile dei soci effettivi.
Elevato rispettivamente i sussidi ai soci effettivi, in caso di malattia, per gli inscritti da un anno a cent. 85 e per gli inscritti da oltre 2 anni a £. 1.70 al giorno.
Ridotto al compimento degli anni 65 l’età per conseguire il diritto alla pensione per vecchiaia
come appaiono agli articoli 26, 31, 46 dello Statuto».
Verso la fine del 1921, un incidente porta alle dimissioni di tutta la direzione: il 6 novembre 1921 il presidente Adolfo Federici si dimette dopo che alcuni soci hanno preso la bandiera sociale senza autorizzazione il 4 novembre, probabilmente per la partecipazione alle cerimonie di commemorazione dei caduti; è seguito nella sua decisione dagli altri membri dell’organo (b. 6, fasc. 6)
L’assemblea ridarà tuttavia fiducia alla dirigenza dimissionaria, che si pone nuovamente alla guida della società.
Nel frattempo, la stanza affidata dal comune alla società si è fatta troppo piccola. In occasione dell’assemblea del giugno 1922 il presidente Federici deve chiedere al municipio una nuova aula, dato che quella concessa pochi mesi prima, «per il notevole sviluppo risentito nelle inscrizioni di nuovi soci, non si presta all’uopo per incapacità» (b. 6, fasc. 6).
Effettivamente, al 31 dicembre 1920 i soci risultano essere 265, e sono diventati 310 al 31 dicembre 1921 (b. 19, fasc. 19; nel 1935, ultimo anno di esistenza dell’ente, il numero si sarà ridotto a 104).
Nel 1923 abbiamo però un nuovo mutamento dei membri dell’organo direttivo, che coincide anche con l’ultimo avvicendamento di linea politica ai vertici della società: dal 14 aprile 1923 infatti il presidente diventa l’avvocato Giovanni Battista Tognali, già sindaco di Edolo. Inizialmente liberale di corrente zanardelliana, ha poi avuto simpatie socialiste, ma, in maniera non difforme da altri suoi contemporanei, nell’ottobre 1921 è tra i partecipanti alla marcia su Roma (9).
Il rapporto tra la Società operaia e la Sezione di Edolo del Partito Nazionale Fascista non è tuttavia di immediata sudditanza della prima al secondo, come si evince dal frequente carteggio tra i due organi che è conservato nell’archivio. Già nel gennaio 1924 il direttorio fascista locale ordina alla società di «sospendere le elezioni indette per domenica… per una chiarificazione sugli ultimi atteggiamenti assunti dagli attuali dirigenti non scadenti [ed] è del parere di convocare fra qualche tempo l’assemblea dei soci per le elezioni generali delle cariche sociali» (b. 6, fasc. 6).
Ancora tra il 1928 e il 1929 si consumerà un piccolo scontro tra i fascisti e la dirigenza della società: quando il segretario del P.N.F. locale, Luigi Zuelli, imporrà alla società di cambiare intitolazione, divenendo «Società Operaia di Mutuo Soccorso G. Garibaldi di Edolo», il presidente Tognali inizialmente protesterà, volendo mantenere l’antico appellativo di «liberale»: sarà costretto a chinare la testa dopo essere stato convocato dal segretario politico fascista. La sua sottomissione a questo punto sarà considerata sufficiente, tanto che il fascio locale darà il suo nulla osta alla rielezione di Tognali come presidente, purché anche il resto della dirigenza sia composto da tesserati al partito (b. 6, fasc. 6, sottofascicolo «Società operaia», 1928-1930; si veda anche il fondo del Fascio di Combattimento di Edolo, b. 4, fasc. 4, sottofascicolo “Società Operaie di M.S.”).
L’opera della dirigenza insediatasi dopo il 1923 sembra comunque significare un deciso allineamento al regime rispetto all’epoca precedente, tanto che, quando Tognali presenta per la prima volta le sue dimissioni, nel 1925, queste vengono respinte dalla direzione, la quale ritiene che grazie all’azione del presidente: «il sodalizio ha potuto raggiungere lo scopo di poter frenare gli scorretti sistemi di antitalianità» (ivi, sottofascicolo Corrispondenza, 1925).
La nuova direzione promuove una nuova riforma dello statuto, che va a cancellare le innovazioni introdotte nel 1921-1922: il sussidio giornaliero per malattia viene ridotto a £. 1,50 e il diritto alla pensione si acquisisce dal 70° anno di età (e non più dal 65°) (10).
Il nuovo testo viene approvato l’8 giugno 1924 all’unanimità dall’assemblea dei soci, cui partecipano solamente 25 membri.
E’ possibile che le modifiche siano state dettate in parte anche dall’esigenza di limitare le uscite del sodalizio: ulteriore spia della incerta condizione finanziaria è data dal fatto che, nel 1925, per festeggiare i 50 anni della società, la direzione organizzi soltanto un «modesto banchetto», motivando la scelta con «il risparmio e l’economia a cui si sono attenuti e si attengono gli attuali amministratori» (11).
Nel 1929 la società concorre con £. 450 alla formazione del Corpo Musicale del Dopolavoro, con la cessione del credito verso il cessato corpo musicale. (b. 6, fasc. 6, sottofascicolo «Società operaia», 1928-1930)
Secondo la relazione annuale sulle attività dell’ente per il 1929, trasmessa dal presidente al segretario del Fascio di Combattimento di Edolo, il sodalizio è amministrato «da soci puramente fascisti e tesserati», i soci sono «per la maggior parte tesserati», e la società stessa ha «per iscopo, oltre al mutuo soccorso, anche quello di perseverare nel campo fascista» (12).
Quello stesso anno, la Federazione Provinciale Bresciana del Partito Nazionale Fascista, all’interno di un progetto chiamato “Concentramento mutue non partitetiche”, cerca di concentrare le associazioni mutualistiche operanti nei comuni della provincia in un solo ente chiamato “Associazione Generale di M.S. ed Istruzione fra gli Operai di Brescia e Provincia”. Nel fondo del Fascio di Combattimento di Edolo si trova il carteggio tra quest’ultima associazione, la federazione fascista provinciale, la sezione fascista di Edolo e la società operaia edolese relativa a questo oggetto (Fascio di Combattimento di Edolo, b. 4, fasc. 4). Il tentativo comunque pare non avere successo, e non vi è traccia di altra documentazione a riguardo nell’archivio della società operaia.
Dopo la morte di Giovanni Battista Tognali nel 1932, la nuova direzione constata tuttavia lo stato di «detrimento morale e materiale» della società, anche per via della «diserzione dei soci che costituisce danno materiale», esortando i membri a «promuovere nuove iscrizioni… per ricostituire le file ormai ridotte» (b. 6, fasc. 6, sottofascicolo Corrispondenza, 1933).
La società viene sciolta nel dall’assemblea del 21 giugno 1935. L’ultimo presidente risulta essere il geometra Pietro Filippini (b. 8, fasc. 8).
Come risulta dai documenti conservati nel fondo dell’Ente Comunale di Assistenza di Edolo, che erediterà il patrimonio dell’ente, la Società di mutuo soccorso G. Garibaldi di Edolo viene posta in liquidazione nel 1937.
Note
(1) I primi avvisi emanati dalla nascitura società sono firmati con la dicitura: «Il Promotore, E. Tosana». Sulla figura di Giorgio Emanuele Tosana si veda l’edizione on line della Enciclopedia Bresciana, alla voce a lui dedicata: http://www.enciclopediabresciana.it/enciclopedia/index.php?title=TOSANA_Giorgio_Emanuele (url consultato il 31 agosto 2021). Le informazioni relative alla nascita della società sono tratte dai documenti conservati in b. 10, fasc. 10, sottofascicolo «Atti preparatori. 1875».
(2) Dall’elenco, risulta che il corpo sociale è composto per lo più da professionisti, commercianti, muratori, artigiani, agricoltori e possidenti.
(3) Si conserva nel sottofascicolo il verbale di riunione della commissione, del 20 giugno 1875.
(4) Relazione per il Concorso a premi tra le società operaie di mutuo soccorso di cui al R.D. 12 settembre 1901, n. 438, in b. 5, fasc. 5
(5) B. 1, fasc. 1; la notifica di trasmissione dei documenti necessari per il procedimento si trova in b. 5, fasc. 5; l’autorizzazione del consiglio al presidente della società perché compia tutto il necessario per ottenere il riconoscimento è data nella seduta consigliare del 30 gennaio 1887, il cui verbale è conservato in b. 9, fasc. 9. Non è stato rinvenuto altro carteggio inerente o il fascicolo istruttorio per la pratica.
(6) L’evento è definito «sciopero» nei documenti conservati nel fondo.
(7) Nel periodo 1892-1895 il presidente è stato il medico Petronio Calvi.
(8) Si veda a tale proposito la voce a lui dedicata sull’edizione on line della Enciclopedia Bresciana https://www.enciclopediabresciana.it/enciclopedia/index.php?title=PEDERCINI_Emanuele (url consultato il 31 agosto 2021).
(9) Nel fondo della società, nella b. 6, fasc. 6, è conservato un suo discorso del 1912, in onore dei soldati del Battaglione Edolo rientrati in paese dopo avere partecipato alla campagna di Libia. Su di lui si veda la voce dell’edizione on line dell’Enciclopedia Bresciana: http://www.enciclopediabresciana.it/enciclopedia/index.php?title=TOGNALI_Giovanni_Battista (url consultato il 31 agosto 2021). Nella pubblicazione “La famiglia Tognali ieri e oggi. L’adorna parola dell’avv. Gio. Battista Tognali”, 2019, Comune di Edolo sono raccolti tre discorsi di Tognali.
(10) Dall’estratto del verbale assembleare 8 giugno 1924: «Modificati gli articoli 26, 31, 46, 48, 58 dello Statuto 1921. Sussidio per i soci con più di un anno: £. 1,50. Diritto alla pensione per vecchiaia: anni 70. Art. 48: ‘La pensione per la vecchiaia non ha misura fissa. Essa si determinerà ogni anno sulla base del reddito del fondo vecchi e cronici, in rapporto al numero dei soci pensionati. Il fondo vecchi e cronici non potrà mai essere diminuito per qualsiasi causa. Tutte le entrate straordinarie della società saranno devolute al fondo vecchi e cronici’. Art 58: Abrogato».
(11) Così recita una minuta di comunicazione ai soci redatta dal presidente Tognali, b. 6, fasc. 6.
(12) Ibidem. Simili rassicurazioni nella relazione del 1931, conservata nel medesimo sottofascicolo
Complessi archivistici
Compilatori
- Prima redazione: Ivan Faiferri (Archivista) - Data intervento: 01 agosto 2021
Link risorsa: http://80.211.86.145:3001/creators/18